il quasi campione e il maledetto sorpasso

il quasi campione ed il campionedidier e gilles

il quasi campione

C’è una figura quasi unica, nella storia della Formula 1, comunque ricca di personaggi indimenticabili, per la vicenda tragica che gli toccò di vivere, conseguenza di una scelta tanto umana quanto scellerata.

Quella figura è Didier Pironi, quasi campione, pilota Ligier, Tyrrell e Ferrari a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 e alter ego di Gilles Villeneuve con cui intreccerà aspirazioni, sentimenti e destino.

Il 26 marzo 1952, nasceva in Francia nella cittadina di Villecresnes, Didier Pironi.

Già la data di nascita dovrebbe essere di infausto presagio …

Ci sono date che si intersecano in maniera incredibile e destini che si incrociano in un finale tragico: la storia di Didier Pironi e quella di Elio De Angelis sembrano quasi parallele nei numeri e nel destino finale.

Entrambi nati il 26 marzo: per entrambi il destino si è chiuso con una morte in corsa.


Nella sua carriera, il buon Didier disputò 70 gran premi in Formula 1, vincendone tre. La sua carriera iniziò con la Tyrrell nel 1978 alla guida della 6 ruote 008. La prima vittoria nel 1980 al gran premio del Belgio con la Ligier JS11/15.

E la sua fine, segnata cinque anni prima da un gravissimo incidente con la Ferrari durante le prove in Germania, sembra la degna conclusione di una vita al limite, vissuta con sfrontatezza e arroganza. Quella arroganza di chi sa di essere veloce, campione e vuole vincere.

I tifosi lo ricordano per quel maledetto GP di Imola nel 1982.

Facciamo un passo indietro. Siamo nel 1979 e Gilles Villeneuve potrebbe ancora vincere il mondiale con la Ferrari, ma in classifica, a Monza, se vince Jody Scheckter, il titolo va a Maranello. Jody e Gilles sono amici, si rispettano e la Ferrari vuole chiudere il mondiale sulla pista di casa. Gilles dà la sua parola che non avrebbe attaccato Jody. E così sarà. Gli resta attaccato in scia a proteggerlo, non lo supera e consegna alla Ferrari una doppietta storica e un trionfo un anno dopo la tragedia del 1978, con la morte di Petterson.

A fine 1980 Didier Pironi viene assunto dalla Ferrari, anzi proprio Enzo Ferrari dirà che da marzo 1980 lo aveva adocchiato, proprio quando Scheckter era finito nella curva del declino del campione, appagato per il titolo del 1979. Pironi ha vinto un GP con la fortissima Ligier, ha un contratto firmato per l’anno seguente, ma non resiste alle sirene di Maranello: “Abbiamo assunto per la stagione 1981 il pilota italo francese Didier Pironi” disse con un comunicato scarno Enzo Ferrari.

Calcando la mano su quell’ “italo” che stava a indicare le origini tricolori di Didier.

quel maledetto sorpasso

Imola, 25 aprile 1982. Al Gran Premio di San Marino l’aria è tesissima. Il “circus” è letteralmente spezzato in due: da una parte la FIA e i team “legalisti”, dall’altra la FOCA (Associazione dei Costruttori) di Bernie Ecclestone. Ad Imola la situazione esplode con il boicottaggio della gara da parte delle scuderie britanniche legate alla FOCA, tra cui Williams, McLaren, Lotus e Brabham. Sulla griglia di partenza si schierano soltanto quattordici vetture, con le sole Ferrari e Renault Turbo a promettere spettacolo.

il quasi campione ed il campionedidier e gilles

Dopo appena sette giri la Renault di Prost accusa problemi elettrici e costringe il Professore al ritiro. Alla quarantacinquesima tornata saluta anche l’altro motore Turbo di Arnoux, uscito dalla Tamburello in una nube di fumo.

Al comando rimangono saldamente le Rosse di Villeneuve e Pironi.

La situazione fila liscia fino a quando dal muletto Ferrari non viene esposto un cartello con la scritta “Slow”. L’ordine ai due piloti è quello di congelare le posizioni mantenendo i primi due posti, diktat già discusso in un accordo del pre-gara. Per Gilles il messaggio è chiaro, per Pironi no. Il transalpino si sente libero di lottare per la vittoria e attacca il compagno di squadra portandosi al comando della gara. Il canadese pensa sia solo un modo per divertire i 100mila spettatori dell’Autodromo Dino Ferrari ma ben presto si accorgerà delle reali intenzioni di Pironi. Le due Ferrari iniziano a duellare rischiando più volte il contatto. All’ultimo giro Gilles è davanti ma Pironi lo infila alla Tosa e taglia il traguardo in prima posizione. Per Villeneuve è una coltellata alla schiena, il tradimento di un compagno di scuderia che considerava un amico.

Gilles capisce di essere stato tradito sportivamente e umanamente da uno col quale aveva fiducia. Si sente fuori dal team, e infatti dice a muso duro a Enzo Ferrari: “E adesso cercatevi un altro pilota” mentre nel frattempo, forse per rimediare, forse perché era una idea in ballo da tempo, Gilles Villeneuve sta creando un suo team coi soldi della Coca Cola, i motori Ferrari turbo e Ducarouge alla progettazione. Forse Pironi lo sa e per questo non ha esitato a tradire Gilles. Sapeva che nel 1983 la strada a Maranello sarebbe stata sgombra e quindi si sentiva in dovere di fare quello che ha fatto.

Non lo sapremo mai. In Belgio Gilles muore durante le qualifiche. La Ferrari ritira la squadra per lutto e a Montecarlo si presenta col solo Pironi che a pochi giri dalla fine sta per vincere la gara dopo che Prost è andato in testa coda, De Cesaris si è fermato e Patrese si è girato a sua volta. Ma da lassù qualcosa dice no e Pironi si ferma e la gara la vince Patrese che non sa di aver vinto fino alla premiazione ufficiale. In Canada il dramma legato a Pironi si conclude con una macchina ferma in prima fila e Riccardo Paletti che centra la Ferrari di Pironi, si incendia e muore poco dopo. Il dramma nella vita di Pironi non ha ancora completato il suo quadro. In Francia Didier vince la sua ultima gara. Si arriva in Germania. Piove forte, con la Ferrari sta seguendo la Williams di Daly che in pieno rettilineo si sposta. Pironi crede che lo abbia fatto per dargli strada, invece davanti c’è Prost che va piano, l’urto tremendo, il volo e il disastro. Macchina frantumata nell’anteriore, gambe distrutte, ma il pilota è vivo. Piquet si ferma a soccorrerlo, si avvicina, vede l’osso spuntare da una gamba, lo tocca, sente molliccio e con Didier che urlava temendo il fuoco, Piquet vomita poco lontano non resistendo allo spettacolo. Cala il sipario su Didier Pironi pilota di F.1. Continua la sua lotta per recuperare. Lo fa dopo anni di sofferenze ed interventi chirurgici. La moglie lo lascia per Alain Delon, lui fa una nuova vita con Cathrine Goux.

Didier Pironi incidente Hockeneim

Una vita già segnata

La sua carriera di pilota di F.1 è finita, ma Pironi scopre le gare off shore e vi si dedica con lo stesso impegno profuso al volante della sua Ferrari. Ma il 23 agosto del 1987, cinque anni dopo il drammatico incidente con la rossa a Hockenheim, decolla ancora una volta con la sua barca: ricade a terra di traverso e muore sul colpo. Finisce così la vita di Didier Pironi, tre vittorie in F.1, 4 pole e un titolo mondiale sfumato nella stagione più incredibile del mondiale F.1 dei tempi moderni. Dal debutto con la Tyrrell Ford nel 1978 all’ultimo GP, sono state 70 le gare che lo hanno visto al via. Ma la sua sfida alla morte è continuata anche dopo, senza però riuscire a vincerla.


La riabilitazione è lunga e drammatica: Didier subisce oltre trenta interventi alla gambe ma non riuscirà mai più a salire su una vettura di Formula 1. La passione per la velocità, però, non va di pari passo con le difficoltà fisiche e l’ex pilota decide di tentare l’avventura nella Motonautica. Il 23 agosto 1987, in una gara off shore al largo dell’Isola di Wight, Pironi trova la morte. L’imbarcazione francese, la Colibrì 4, decolla sull’acqua ribaltandosi alla velocità di 90 nodi (170 chilometri orari). Per l’asso francese e gli altri due componenti dell’equipaggio non c’è nulla da fare.

Il cerchio tragico si è chiuso.

Pochi mesi dopo la sua morte, la compagna Catherine Goux dà alla luce due gemelli. Li chiama Gilles e Didier, come a voler riconciliare i due amici divisi da quel maledetto sorpasso. Quando si rilegge il passato con occhio distratto, sorprende vedere che per qualcuno la strada fosse già scritta.

il quasi campione e quel maledetto sorpasso …

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