Coronavirus e mascherine: come usarle

Nuovo Coronavirus: nuove indicazioni OMS sull’uso delle mascherine

coronavirus e mascherine

Deriva dagli studi scientifici più recenti che indicano come la trasmissione avvenga prevalentemente tramite goccioline di saliva infette, emesse con stranuti, tosse, canto o semplicemente con il parlare.
Queste possono essere così piccole (< 5 micron) da restare sospese in aria e infettare anche persone lontane.
La possibilità di contagio dipende molto dalla carica virale della persona infetta. Seppure in misura minore (42% di meno) anche coloro che sono asintomatici possono trasmettere il SARS-CoV-2.

ATTENZIONE
Se tu o i tuoi conviventi avete sintomi del COVID-19, resta in casa e chiama subito il tuo pediatra di libera scelta o il tuo medico di medicina generale. Altrimenti, chiama uno dei numeri di emergenza regionali indicati sul sito del Ministero della Salute.

Quando è obbligatorio indossare le mascherine


Il  DPCM 2 marzo 2021 conferma l’obbligo di indossare le mascherine all’aperto e nei luoghi al chiuso diversi dalle abitazioni private (non solo nei luoghi chiusi accessibili al pubblico).  Si fa eccezione a tali obblighi, sia in luogo chiuso che all’aperto, nei casi in cui, per le caratteristiche del luogo o per le circostanze di fatto, sia garantita in modo continuativo la condizione di isolamento rispetto a persone non conviventi. 

Non sono soggetti all’obbligo di mascherina i bambini al di sotto dei sei anni, nonché le persone con patologie o disabilità non compatibili con l’uso continuativo della mascherina e chi li assiste/interagisce con loro. 

L’uso della mascherina non è obbligatorio durante lo svolgimento dell’attività sportiva.

L’uso della mascherina aiuta a limitare la diffusione del virus, ma deve essere adottata in aggiunta ad altre misure di igiene respiratoria e delle mani.

Mascherine di comunità, mascherine chirurgiche, dispositivi di protezione individuale (DPI)

MASCHERINE DI COMUNITÀ
 Hanno lo scopo di ridurre la circolazione del virus nella vita quotidiana e non sono soggette a particolari certificazioni. Non devono essere considerate né dei dispositivi medici, né dispositivi di protezione individuale, ma una misura igienica utile a ridurre la diffusione del virus SARS-COV-2. Possono essere mascherine monouso o mascherine lavabili, anche auto-prodotte, in materiali multistrato idonei a fornire un’adeguata barriera e, al contempo, che garantiscano comfort e respirabilità, forma e aderenza adeguate per coprire dal mento fino al di sopra del naso.

L’uso della mascherina in comunità aiuta a limitare la diffusione del virus, ma deve essere adottata in aggiunta ad altre misure di protezione finalizzate alla riduzione del contagio (come il distanziamento fisico e l’igiene costante e accurata delle mani), che restano invariate e prioritarie. Non è utile indossare più mascherine sovrapposte. 

Autoproduzione delle mascherine di comunità.L’Istituto superiore di sanità informa che anche l’uso di mascherine di comunità autoprodotte aiuta a contrastare la diffusione del virus, se usate bene e costantemente. Le mascherine di comunità possono essere realizzate a casa con materiali comuni a basso costo (come scampoli di stoffa). L’ISS precisa che le mascherine di comunità, sia autoprodotte, che commerciali, non sono dispositivi medici (come le mascherine chirurgiche) né dispositivi di protezione individuale. Con un’infografica dedicata l’ISS fornisce qualche consiglio su come realizzarle e come indossarle e chiarisce alcuni dubbi (ad es. devono essere lavate ogni volta che vengono indossate, è sufficiente in lavatrice a 60°C). 

Mascherine di comunità lavabili. È possibile lavare le mascherine di comunità se sono fatte con materiali che resistono al lavaggio a 60 gradi.
Le mascherine di comunità commerciali (cioè non autoprodotte) sono lavabili se sulla confezione sono riportate indicazioni che possono includere anche il numero di lavaggi consentito senza che questo diminuisca la loro performance.

MASCHERINE CHIRURGICHE Sono le mascherine a uso medico, sviluppate per essere utilizzate in ambiente sanitario o in particolari ambienti lavorativi e certificate in base alla loro capacità di filtraggio. Rispondono alle caratteristiche richieste dalla norma UNI EN ISO 14683-2019 e funzionano impedendo la trasmissione.

Anche nel caso in cui compaiano sintomi è necessario utilizzare le mascherine chirurgiche, certificate come dispositivi medici.

Il 31 agosto 2020 il Comitato tecnico-scientifico (CTS) ha diffuso una nota in cui illustra le raccomandazioni tecniche per l’uso della mascherina chirurgica a scuola (tipologia raccomandata in questo contesto), differenziandone l’uso per fascia di età e in situazione statiche e dinamiche: leggi la news ministeriale per maggiori dettagli. 


DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE   L’Istituto superiore di sanità ha emanato un documento riguardante i DPI (come ad esempio i filtranti facciali FFP2 e FFP3) e i dispositivi medici raccomandati per la prevenzione del contagio da SARS-CoV-2 in contesto lavorativo (operatori sanitari, addetti alle pulizie, tecnici di laboratorio, pazienti con/senza sintomi, accompagnatori, ambulanzieri etc.) e destinatari dell’indicazione. Consulta il documento (ultimo aggiornamento: 10 maggio 2020).

leggi cosa prevedeva il DPCM 2020 sul coronavirus

Mascherine e Bambini

Ai bambini di età inferiore a 6 anni non viene richiesto di utilizzare le mascherine facciali, soprattutto perché è impossibile pretendere che, a questa età, le usino correttamente.
Per coloro che hanno un’età tra 6 e 11 anni l’uso deve essere calibrato in funzione del rischio, della capacità di sopportarle e di utilizzarle correttamente, e in funzione della situazione in cui il bambino si trova, come la convivenza con nonni anziani o la scuola.


Al momento attuale in Italia la mascherina è fortemente raccomandata per i bambini al di sopra dei 6 anni. I ragazzi oltre 12 anni seguono le stesse indicazioni degli adulti.
Condizioni speciali legate a disabilità, malattie respiratorie o malattie psichiche possono interferire con l’uso delle maschere facciali.

coronavirus e mascherine

Il comune denominatore dei contagi: la mancanza di uno dei due elementi!

C’è un comune denominatore tra queste situazioni che può suggerirci quali sono le modalità di contagio? In effetti c’è: si tratta della mancanza di almeno UNO dei DUE elementi di protezione:

CASO 1: mancanza della mascherina: probabilità elevata!

La mancanza della mascherina avviene nel caso delle cene al ristorante o al bar seduti ai tavoli, dove è garantito il distanziamento ma non la presenza della maschera mentre si consumano i pasti.

CASO 2: mancanza del distanziamento: probabilità più bassa ma non trascurabile

La mancanza del distanziamento si osserva nei mezzi pubblici: in metropolitana, negli autobus con capienza all’80% dove le persone indossano la mascherina ma sono molto ravvicinate per un periodo di tempo prolungato

CASO 3: mancanza di mascherina e distanziamento: 90% DI PROBABILITA’ ALTISSIMA

Avviene nel caso dell’aperitivo al bar, durante i momenti di convivialità (movida), all’uscita dalle scuole quando finalmente i ragazzi si scatenano, in famiglia dove non c’è distanza e dove non si utilizzano le mascherine, considerandosi “amici” e quindi in qualche modo si riduce la paura dell’altro come potenziale fonte di contagio.

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